O uomo, guarda
l’uomo: egli contiene in sé il cielo e le altre
creature;
è una forma e in
lui tutte le cose sono implicite.
Ildegarda di Bingen
In un piccolo
monastero benedettino posto sulle rive del Reno, in
Germania, nel Medioevo visse una monaca, di salute
malferma, che, coniugando fede e scienza, si dedicò
allo studio dell’uomo e del cosmo. Convinta che fra i
due ci fosse uno stretto legame, che, come insegnava
la sapienza medica dell’antichità, ci fosse
corrispondenza fra le parti del corpo umano e
l’universo, che l’uomo fosse un universo in
miniatura, che l’universo fosse simile ad un
gigantesco uomo, che il sole, la luna e il
firmamento ne costituissero la testa e gli occhi, la
gabbia toracica il luogo d’origine dei venti,
l’addome quello dei mari, la terra i piedi, elaborò
un sistema di cura basata sui principi essenziali
della medicina del tempo, ma anticipatori
dell’odierna medicina olistica, considerando la
salute dell’essere umano nella sua globalità psico-
fisica: Ildegarda di Bingen.
Paupercula foeminae forma, poverissimo essere
femminile, così si percepiva, da adolescente era
stata malinconica e timida, le (sue) vene e il
(suo) midollo non avevano forza, più avanti nel
tempo fu colpita da fortissimi dolori, la vista le
si annebbiava, ma dimostrò di possedere grandissima
forza fisica e visse più di ottant’anni. Profetessa, filosofa,
scienziata, poetessa, musicista (probabilmente la
prima donna musicista della storia cristiana),
chiamata santa, ma mai canonizzata, nei documenti
dell’epoca indicata come abbatissa,
generalmente indicata come magistra,
domina o praeposita (ma lei si definiva
“l’ombra della luce vivente”), Ildegarda nacque nel
1098 a Bermesheim, in una nobile e numerosa famiglia
renana, e morì al Rupertsberg nel 1179, esattamente
il 17 settembre, così come le era stato predetto.
A sette anni fu mandata da una zia che viveva in
clausura nel convento benedettino di Disibodenberg,
e qui fu educata. Pur non abbracciando la clausura,
a quattordici anni prese il velo monacale (ma anche
un’altra sorella prese il velo, ed aveva pure un
fratello canonico), e nel 1116 fu nominata badessa.
Staccatasi, poi, dal monastero di Disibodenberg,
fondò quello di Rupertsberg, presso Bingen. Quando aveva
quarantatré anni ricevette l'ordine divino di
divulgare il contenuto delle visioni soprannaturali,
che le appariva fin da quando aveva cinque anni, e
di cui solo pochi intimi erano a conoscenza e,
ricevuta l’approvazione del papa Eugenio III, che,
nel 1148, ordinò ad una commissione d’interrogarla,
e di Bernardo da Chiaravalle, le più eminenti
figure della Chiesa del tempo, così fece.
[…]Ecco nel quarantesimo anno della mia
esistenza, mentre ero avvinta dalla visione celeste,
spaventata e tremante, vidi una gran luce dalla
quale usciva una voce che mi diceva_ O fragile
essere umano, cenere di cenere, putredine di
putredine, parla e scrivi, secondo quanto ascolti e
vedi[…]Le parole che dico non provengono da me, ma
io le vedo in una suprema visione…Fin dalla mia
infanzia, quando ero debole di ossa e di nervi e
soffrivo nel sangue, sempre fin da allora, ho
ricevuto le visioni… (Ildegarda di Bingen,
“Vita”).
Tali visioni non
erano fantasie o visioni oniriche, ma si
manifestavano quando era perfettamente in sé, e per
trascriverne i contenuti, incapace di scrivere in
lingua tedesca, e poco padrona del latino, si
serviva di collaboratori, uomini e donne (il più
importante, Volmar, amico e segretario, il mio
diletto figlio, la seguì per moltissimi anni,
con fedeltà e precisione, aiutandola nella stesura
ed anche nella correzione dei testi). Fu così che,
ispirata dalla voce divina, tormentata da violente
crisi di malessere contemporaneamente fisico e
psichico, che accompagnavano sia le visioni che la
stesura dei libri, fra il 1141 ed il 1170 compose
opere mistiche poderose, come “Scivias” (conosci le
vie) “Liber vitae meritorum”, “Liber divinorum
operum”. Famosa è la miniatura
del XII secolo che la ritrae, presente il fedele
Volmar, proprio mentre scrive sotto l’effetto delle
rivelazioni, con il volto toccato da un fuoco
proveniente dall’alto.
Oltre alle opere di
carattere mistico, molto apprezzate pure da San
Bernardo, che la definì la diletta figlia in
Cristo, scrisse anche prediche, che spesso,
evento raro di quei tempi per una donna, teneva non
in chiesa ma davanti al popolo, e lettere (circa
trecento) talvolta di tono imperioso, ai più
importanti sovrani (Corrado III, Federico
Barbarossa, Enrico II d'Inghilterra) e ai pontefici
che si succedettero nel corso del XII secolo
(Eugenio III, Anastasio IV, Adriano IV), quando non
decideva addirittura di affrontarli personalmente
lasciando momentaneamente il convento.
In altre opere IIdegarda, in contrasto con le sue
affermazioni di essere ignorante, dimostrò di avere
buona conoscenza non solo della Bibbia, ma anche
degli autori latini, della filosofia neoplatonica e
delle scienze naturali, come in “Causae et curae”
una specie di manuale di medicina pratica e
farmacologia, su tematiche mediche, filosofiche e
astrologiche, come in “Physica”, sulle proprietà
delle piante, delle pietre e degli animali.
E compose anche
canzoni e melodie in onore di Dio e dei Santi, inni,
sequenze e antifone in versi (la sua opera musicale
più conosciuta è “Symphonia harmoniae celestium
revelationum”, "La sinfonia dell’armonia delle
celesti rivelazioni"), esprimendo precise e avanzate
idee sulla musica, pur non avendo ricevuto alcun
insegnamento musicale, perché riteneva che
attraverso il canto si esprimesse la gioia sonora e
fisica verso il creato e l’amore verso Dio, e pure
elaborò una sorta di dizionario relativo a 900
vocaboli di un linguaggio artificiale da lei stessa
inventato, con molti nomi di erbe e piante, legati
alla sua ricerca medica. Ildegarda, in
consapevolezza della missione che era chiamata a
svolgere nel mondo, superò anche l'innata
timidezza, affrontando autorevolmente, spesso con
successo, molte difficoltà esterne, come quando
sfidò la comunità maschile del monastero gemello di
Disibodenberg, che nel 1150 voleva impedirle di
fondare un nuovo convento femminile a Rupertsberg,
vicino Bingen, e pure seppe fronteggiare i potenti,
come Federico Barbarossa (incontrato di persona
quando lui la invitò nel suo palazzo in
Inghilterra), scrivendogli parole dure allorché, nel
1164, nominò per la seconda volta un antipapa,
Pasquale III, contro il pontefice Alessandro:
[…]Dinanzi agli occhi
nella visione mistica ho chiaro che ti comporti come
un bambino, anzi come un pazzo: …Sta’ attento a
comportarti in modo che la grazia di Dio non si
allontani da te.
E ancora, di nuovo
parole di fuoco contro il potente quando, quattro
anni dopo, morto Pasquale III, per la terza volta il
Barbarossa elesse un antipapa:
[…]Io posso abbattere
la malizia degli uomini che mi offendono. O re, se
ti preme vivere, ascoltami o la mia spada ti
trafiggerà.
Un anno prima della
sua morte, Ildegarda diede ulteriore prova della sua
forza, opponendosi ai prelati di Magonza che le
avevano ordinato di disseppellire e gettare il
cadavere di un nobile scomunicato, sepolto nel suo
monastero, pena la scomunica del monastero; con il
suo bastone tracciò una croce nell’aria sulla tomba,
poi fece in modo che sul terreno non restasse alcun
segno che potesse farla identificare e ordinò di far
tacere canti e melodie nel suo monastero.
Vidi nell’anima mia
che se avessi obbedito e buttato il cadavere fuori
dal cimitero, tale azione avrebbe minacciato la
nostra dimora come una grande nube nera, ci avrebbe
avvolto come un nembo tonante che preannuncia la
tempesta…
Fu, poi, provato, che
prima di morire, al nobile era stata tolta la
scomunica, e la questione si risolse, ma intanto
Ildegarda aveva offerto una nuova testimonianza
della sua forza interiore.
Grande fama ebbe nel Medioevo, soprattutto per le
visioni che le provenivano da Dio e che le
indicavano come strutturare un nuovo sistema di
cura. Infatti la sua
medicina ebbe due anime: quella mistica (le visioni
rivelatrici divine, il veder dentro nella luce
divina), e l’altra scientifica, quella che la
portava ad osservare direttamente la natura,
raccogliendo le erbe più rare, osservando i decorsi
delle malattie delle sorelle e degli infermi dei
dintorni di Bingen, elaborando rimedi, cure, (anche
ricette, convinta che l'alimentazione fosse
importante per l'equilibrio dell'individuo, elaborò
un vero e proprio libro di ricette; molto conosciute
sono quelle al farro, che purifica la
mente, fa buon sangue e rende lieta e serena la
mente), spesso validi ancora oggi.
Conoscendo bene la sofferenza, a causa della sua
salute malferma, Ildegarda, in straordinaria
modernità d’intuizione, era convinta che, proprio
per la stretta relazione fra l’uomo e l’universo,
inscindibilmente legati, il malessere dell’uno si
ripercuotesse sull’altro, perciò, per raggiungere o
riacquisire il benessere psico-fisico, l’essere
umano doveva ri/attingere le energie necessarie dal
mondo circostante, essendo parte del tutto, giacché
i suoi disturbi dipendevano proprio dalla perdita
dell’armonia con l’ambiente esterno
L’uomo-microcosmo secondo Ildegarda,
miniatura del Liber divinorum opere:
qui l’uomo è lontano da Dio, quindi in
squilibrio.
L’uomo-microcosmo qui è in armonia con Dio e con
il creato
(il cerchio di fuoco che circonda e contiene la
figura è l’amore di Dio).
Ildegarda attinse al
mondo vegetale, descrivendo anche la forma delle
piante, le caratteristiche del rimedio, gli effetti
prodotti, la diversa efficacia e i diversi utilizzi,
personalizzando la cura a secondo che se a
riceverlo era un uomo o una donna. Molti dei suoi rimedi
basati, secondo l’uso del tempo, sulla dottrina dei
temperamenti, 1 sul caldo e sul freddo,
sull’umido e il secco e sul loro bilanciamento, in
eccesso o in difetto per riequilibrare gli umori
causa del disturbo, ancora oggi vengono usati nella
fitoterapia contemporanea; ad esempio, per la
cefalea e il mal di stomaco Ildegarda suggeriva la
mentuccia, ebbene nella fìtoterapia moderna si
adopera la sua parente stretta, la menta; contro la
nausea suggeriva il cumino, ancora oggi usato; per
la tosse e il raffreddore trovava efficace il
tanaceto e, in caso di epistassi, l’ aneto e
l’achillea millefoglie, erbe similmente adoperate ai
giorni nostri. Ildegarda fu
anticipatrice anche della cristalloterapia; convinta
che pure nelle pietre risiedesse la viriditas,
“l’energia verdeggiante”, il soffio vitale presente
in tutto il creato, attribuiva loro poteri curativi,
e in alcune sue opere, come il “Libro della semplice
medicina” o “Phisica”, che include un erbario, un
bestiario e un lapidario, e il “De Lapidibus”,
suggerì diversi modi per catturarne i benefici
effetti, indossandole o variamente preparandole. Ad esempio, ai
mentitori e alle persone inclini alla collera per
guarire suggeriva di tenere in bocca un diamante;
il topazio, invece, messo in una bevanda,
neutralizzava qualsiasi veleno; la perla, sciolta in
poche gocce d’aceto, ingerito, era efficace contro
il mal di testa; l’ametista, strofinata sulle zone
interessate, eliminava le macchie dal viso. Per il dolore al
cuore bisognava mettere una pietra di diaspro freddo
sul petto fino a quando il calore del corpo non
l'avesse riscaldato, poi toglierla e lasciarla
raffreddare ancora, ripetendo il trattamento sino a
quando non si fosse avuto il miglioramento; per i
sogni agitati e gli incubi, invece, suggeriva di
tenere la pietra di diaspro accanto a sé mentre si
dormiva: i suoi influssi avrebbero donato serenità
al sonno. E per gli occhi
dolenti, Ildegarda consigliava di mettere un topazio
a bagno nel vino per tre giorni e tre notti e poi,
prima d' andare a dormire, di appoggiare la pietra
bagnata di vino sugli occhi.
Ai giorni nostri, soprattutto in Germania, per i
suoi molteplici aspetti Ildegarda è molto
conosciuta, e per le sue conoscenze delle erbe e dei
cristalli e per i suoi componimenti musicali
grandemente apprezzata dalle medicine alternative e
dalla new-age, ma anche il nostro Giovanni Paolo II
ne restò conquistato e, in occasione dell’ '800°
anniversario della sua morte, le dedicò una lettera
in cui la esaltò, quale “luce del suo popolo e del
suo tempo”, "fiore della Germania", "donna
esemplare" e “donna forte”.
Francesca Santucci
Testi e musiche di Ildegarda di Bingen
O rubor
sanguinis
(clic sul corsivo
per ascoltare la musica di Ildegarda)
O rubor sanguinis
O rubor sanguinis,
qui de excelso illo fluxisti,
quod divinitas tetigit,
tu flos es,
quem hiems de flatu serpentis
num quam lesit.
Ave
generosa
(clic sul
corsivo per ascoltare la musica di Ildegarda)
Ave generosa
Ave, generosa,
gloriosa et intacta puella.
Tu pupilla castitatis,
tu materia sanctitatis,
que Deo placuit.
Nam hec superna infusio in te fuit,
quod supernum Verbum in te carnem induit.
Tu candidum lilium,
quod Deus ante omnem creaturam inspexit.
O pulsherrima et dulcissima,
quam valde Deus in te delectabatur,
cum amplexionem caloris sui in te posuit,
ita quod Filius eius de te lactatus est.
Venter enim tuus gaudium havuit,
cum omnis celestis symphonia de te sonuit,
quia, Virgo, Filium Dei portasti,
ubi castitas tua in Deo claruit.
Viscera tua gaudium habuerunt,
sicut gramen, super quod ros cadit,
cum ei viriditatem infudit,
ut et in te factum est,
o Mater omnis gaudii.
Nunc omnis Ecclesia in gaudio rutilet
ac in symphonia sonet
propter dulcissima Virginem
et laudabilem Mariam, dei Genitricem.
Amen
Nota
1)
Secondo le teorie mediche di Ippocrate e Galeno, ad
ogni "umore" è associato un preciso elemento
cosmico, una stagione, un carattere psicologico, al
sangue corrisponde la primavera, l'aria, il
caldo-umido e il temperamento sanguigno; alla bile
gialla il fuoco, il caldo-secco, l'estate e il
temperamento bilioso; alla bile nera l'autunno, la
terra, il freddo-secco e il temperamento
malinconico; al flegma l'inverno, l'acqua, il freddo
umido e il temperamento flemmatico.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Sabina Flanagan,
Ildegarda di Bingen.
Vita di una profetessa, Le
Lettere, Firenze, 1991.
Canti estatici di
Hildegard von Bingen: come una piuma sul respiro di
Dio - Como : Red, 1996.
E. Gronau, Hildegard,
vita di una donna profetica alle origini dell'età
moderna, ed. Ancora 1996.
Loris Solmi, La medicina
di Santa Ildegarda, Milano, Riza, 1999.
Santa Ildegarda;
ginecologia : medicina olistica per la donna,
Claus Schuite-
Uebbing. - Rivarolo Canavese
: Centro di benessere psicofìsico, 1996.
F. Bestini, F. Cardini, C.
Leopardi, M.T. Fumagalli Beonio Brocchieri-Medioevo
al femminile, Laterza, Roma- Bari, 1989.
Simboli e allegorie,
Electa, vol. I e II, Pomezia (Roma) settembre 2004.
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