Castelli della
Loira
Ho sempre pensato
alla Francia come ad una terra leggendaria e un po’ fiabesca, luogo
dell’epopea cavalleresca, di paladini, dame e cavalieri, forse perché fin
da bambina il mio immaginario s'è nutrito di
tanta bella letteratura delle origini: la materia di Bretagna, con le imprese
dei cavalieri della Tavola Rotonda, il ciclo carolingio, con Carlomagno e la
Chanson de Roland, i romanzi cortesi, che mescolavano l’amore e
l’avventura, come le bellissime storie di Tristano e Isotta, Lancillotto e
Ginevra, e poi i poeti provenzali, il trobar clus e il trobar leu.
Come nella
galleria d’un museo immaginario sfilano davanti ai miei occhi principi e re,
principesse e regine, dame di corte e cavalieri, e poi giullari, paggi e
menestrelli che suonano il liuto o la mandola per rallegrare la corte o
confortare le dame tristi, per lo sposo che combatte per le Crociate, o per un
infelice amor de lohn…Questa è l' immaginazione, eppure c’è un
angolo di mondo che molto assomiglia a queste fantasie, un luogo della Francia
che da secoli custodisce un tesoro inestimabile, in bellezze naturali, opere
d’arte e mirabili costruzioni umane che sfidano i secoli, simile ad uno
scrigno meraviglioso al cui interno brillano le più fulgide gemme: i Castelli
della Loira.
Angers, Amboise, Blois, Chambord, Chenonceau: sono solo alcuni dei
"Castelli della Loira”, i cui nomi, nel dolce idioma francese, hanno un suono
magico, che però non si trovano tutti sulle rive della Loira, ma sono così
denominati perché collocati nel bacino di questo fiume, e tale designazione
comprende anche tutti i castelli che subirono delle modifiche o furono
interamente edificati durante il Rinascimento, fantasie di pietra che re e
nobili abbellirono grazie all’intervento di artisti, scienziati e maestri
botanici, e che impressero una nota di eleganza e di grazia in una società in
cui fino ad allora aveva imperato la forza.
Raggiungendo Angers, l’antica capitale dell’Anjou, sulle sponde del
Maine, agli occhi del turista si delinea ben presto il castello, una delle più
imponenti fortezze medievali d’Europa che fu unita definitivamente alla
corona solo nel 1480. L’antico castello, che fu eretto da san Luigi tra il
1230 e il 1240 su fondamenta ancora più antiche, costruito con blocchi di
ardesia la cui nerezza è resa più triste dalle bande di pietra bianca di cui
tutto l’edificio è listato, a forma di pentagono irregolare, rinforzato da
possenti torrioni, non domina, però, la città, che si trova un po’ più in
alto, ma si erge, simile a un gigante minaccioso, su una collinetta circondata
da fossati scavati nella roccia, oggi occupati da belle aiuole. Nel cortile
interno c’è la Cappella Sainte-Geneviève, con una bella volta del XV
secolo, in stile gotico fiammeggiante con chiavi scolpite, e in una grande
galleria del castello è ospitato il Musée de la Tapisserie, uno dei più
importanti e ricchi del mondo, con capolavori del XV, XVI e XVII secolo, tra
cui i cosiddetti Arazzi dell’Apocalisse, eseguiti tra il 1378 e il 1380, di
cui straordinariamente si conservano ancora 107 dei 168 metri originali.
La cittadina di Amboise, la cui posizione nel passato ebbe una notevole
importanza strategica, perciò fu contesa dai più grandi signori, è posta
sulla riva sinistra della Loira ed è dominata da uno dei più bei castelli
della Turenna. Costruito sopra un’ampia terrazza, su cui poggiano mura
massicce, il castello ha due torrioni rotondi che affiancano il palazzo reale,
o “Logis du roi”; all’interno si trovano la Sala degli Stati e la Sala
delle Guardie. Nel complesso del castello è compresa la cappella di
Saint-Hubert, dove riposarono le spoglie di Leonardo Da Vinci, morto nel 1519
nel vicino maniero di Clos-Lucé mentre era ospite di Francesco I. Fu proprio
da Amboise che cominciò a diffondersi il Rinascimento italiano in Francia,
continuò ad estendersi poi a Blois, lungo la cosiddetta “Loira italiana”,
quindi nei dintorni di Parigi e in tutto il regno.
Nella splendida regione della Loira, spesso paragonata ad un meraviglioso
giardino per la vegetazione rigogliosa e fiorente, si trova uno dei castelli
più celebri, di cui nel Rinascimento il ruolo di residenza reale è
avvicinabile a quello che doveva avere Versailles nei tempi di maggiore
splendore: il castello di Blois.
Fu alla fine del XV secolo che la contea di Blois venne annessa alla corona di
Francia e la principesca costruzione divenne residenza reale. Anche i sovrani
del secolo successivo furono sedotti dalla dolcezza del clima delle rive della
Loira, dalla ricchezza della selvaggina e dalla relativa vicinanza con Parigi,
perciò fecero modificare ed abbellire il castello, rendendolo un luogo di
soggiorno e di potere, come ricordano gli appartamenti di Caterina de’
Medici e quelli di Enrico III. La nota di classicismo all’insieme
rinascimentale del complesso si deve invece a Gastone d’Orléans che, nel
1635, fece aggiungere al castello un’ala che da lui prese il nome.
Il castello di Chambord , definito dal poeta Chateaubriand una bella donna
a cui il vento soffia nei capelli, è sicuramente uno dei più belli del
Rinascimento francese; è una magnifica dimora di campagna, un palazzo
incantevole, un compendio di ciò che può fare l’industria umana ,
come disse Carlo V ospitato dal re di Francia.
Situato nella valle della Loira, ai margini della foresta di Sologne,
inizialmente fu casino di caccia dei conti di Blois, in seguito Francesco I lo
trasformò in una sontuosa residenza, amata un secolo più tardi anche da
Luigi XIV. Con la sua pianta rettangolare e i massicci torrioni che si
riflettono nelle acque del Cossou ricorda tuttavia un castello medievale di
pianura, con il torrione principale quadrangolare, i cortili d’angolo, in
alto un gran numero di tetti conici, torrette e abbaini dai quali si può
contemplare l’immenso paesaggio verdeggiante. Di nuovo in questo castello
c’è l’armonia, la profusione di ornamenti, e tutto è pretesto per
guarnizioni, persino gli enormi camini che danno l’illusione di essere
appoggiati. La terrazza di Chambord, poi, è una vera delizia; si estende al
centro di una straordinaria fioritura di pietre finemente scolpite e ordinate
come un vero giardino. Era proprio da questa terrazza che la Corte assisteva
alla partenza e al ritorno della caccia alla volpe e al cervo, ai tornei e
alle feste.
E’ considerato un po’ il castello delle donne quello di Chenonceau, perché
ogni dama che vi soggiornò contribuì ad abbellirlo lasciando l’impronta
del proprio tocco personale. Fu Thomas Bohier, signore di Chenoceau, esattore
generale delle imposte in Normandia, a far costruire sulle rive del fiume Cher,
sotto Francesco I, l’edificio, inizialmente un’abitazione di campagna, nel
luogo in cui prima si ergeva un castello più antico. Nel 1534 il castello fu
acquistato dalla corona, e re Enrico II lo donò alla sua favorita, la
bellissima Diana di Poitiers che ordinò la costruzione di un ponte e cinque
eleganti arcate sullo Cher. Qualche anno dopo, per volere della regina
Caterina de’ Medici, su quel ponte fu fatta aggiungere una galleria di 60
metri , disposta su due piani, in uno stile che annuncia il Classicismo del
secolo seguente. La cappella e le sale interne custodiscono opere di artisti
eccezionali come Jordaens, Andrea del Sarto, Rubens e Zurbaran, e di pittori
francesi dei secoli XVII e XVIII.
Il Castello di Chenonceau sembra uscire direttamente dalle acque in cui la sua
immagine, durante le varie ore del giorno, si colora a seconda dei capricci
della luce; per la sua bellezza, e per lo splendore del paesaggio in cui è
incastonato, può degnamente rappresentare il fulgore di tutti i castelli
della Loira, simili proprio a gemme preziose racchiuse in uno scrigno
meraviglioso.
Francesca
Santucci
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